Il racconto del giovane imprenditore e della vertiginosa crescita della sua startup ha animato una serata molto partecipata: oltre al nostro Club, erano presenti il RC Milano Ovest, il RC Milano Metropolis Passport, il RC Rodengo Abbazia, e i giovani del Rotaract 2041 e del Rotaract 2050.

Da ScuolaZOO a OneDay in estrema sintesi la storia raccontata dal fondatore Paolo De Nadai.
Classe 1988, Fondatore di ScuolaZoo, WeRoad e Presidente di OneDay.
Esordisce come imprenditore a soli 19 anni, lanciando ScuolaZoo e rendendola il fenomeno che oggi: 4,1 milioni di followers, il sesto media nazionale con più interazioni sui social.
Esordisce come imprenditore a soli 19 anni, lanciando ScuolaZoo e rendendola il fenomeno che oggi: 4,1 milioni di followers, il sesto media nazionale con più interazioni sui social.
Dall'editoria, ai viaggi, all’advertising, alle community, Paolo ha fondato negli anni diverse startup di successo e oggi continua ad essere il motore dell'innovazione e della cultura aziendale delle 208 persone del Gruppo OneDay: il suo mantra è mettere sempre le #NuoveGenerazioni al centro.
Le origini

Tutto ha inizio nel 2007, quando Paolo invia ai giornali la foto del professore di italiano addormentato durante il suo esame di maturità; da quel momento, unitamente al suo socio, acquista una grande visibilità attraverso la TV e i giornali (all’epoca i social network non esistevano ancora).
I due ragazzi creano un sito al quale ben presto accedono oltre 2 milioni di visitatori; di qui la prima business idea di vendere prodotti per la scuola ai visitatori del sito.
Il prodotto iniziale è stato il diario – ben presto il terzo diario venduto in Italia – un successo nonostante una gestione dell’operatività aziendale totalmente manuale,
Due anni dopo la nascita del sito, la seconda business idea: far incontrare la community dei maturandi organizzando viaggi dopo l’esame di maturità; questa iniziativa era già molto diffusa all’estero ma non ancora in Italia.
Dal primo viaggio a Corfù nel 2009 che ha visto la partecipazione di 200 ragazzi, si è arrivati nel 2019, l’estate prima del Covid, a 15.000 partecipazioni!
Il successo di questa crescita è dovuto alla verticalizzazione del prodotto turistico per segmenti di età: può sembrare l’uovo di colombo, ma nessuno prima l’aveva mai implementato.
Oggi la segmentazione per età sembra essere una delle leve di marketing più efficaci che esistano.
Secondo Paolo il nuovo razzismo è quello generazionale.
La fase di Startup 2010 - 2012

In questa fase si prende la decisione di gettare il cuore oltre l’ostacolo e con gli altri due soci Paolo si trasferisce a Milano in un ufficio costituito da un’unica stanza nella quale si realizzava tutto. Non sono mancati errori anche significativi in questa fase – prosegue Paolo – dei quali è stato fatto tesoro. Nella convinzione (mindset di onnipotenza) che la community che accedeva al sito potesse comperare di tutto si era attivata una linea di vestiti, i calendari, un accordo con la Malaguti per vendere i motorini, poi la decisione di aprire in Spagna, iniziative tutte di scarso successo.
La lezione è servita ad apprendere la differenza tra strategia e tattica: più che lavorare tanto serve lavorare sulle cose giuste e circondarsi di persone in gamba.
All’inizio sia per problemi economici che per inesperienza erano state assunte persone troppo junior.
Dal 2013 al 2015 si apre una nuova fase, l’azienda aumenta in modo molto significativo il fatturato e conta una trentina di persone: di qui la necessità di strutturarsi, di darsi una vision, e soprattutto una mission in grado di coinvolgere nei valori aziendali le persone.

Si procede all’ assunzione di un professionista delle risorse umane, si trasloca in un nuovo ufficio che sia attrattivo per i talenti e quindi pieno di colore.
Dal punto di vista finanziario l’azienda gestisce tre tipologie di business molto diverse con diverse marginalità che corrispondono a tre diverse società: il tour operator, l’editore ScuolaZoo, ZOOCOM per la pubblicità.
Dal 2016 – 2019 OneDay diventa una da media azienda ( scorporata in tre aziende) , impiega 80 persone e supera i 10 milioni di fatturato.

Paolo che è stato scout e ha studiato dai Gesuiti si impone una pausa di riflessione e trascorre 4 gg in Toscana in un convento senza alcun collegamento con l’esterno con un gruppo di coetanei trentenni per elaborare quello che viene chiamato “Disincanto esistenziale”.
Riflette su sé stesso, su quanto fino ad allora raggiunto, su come proseguire per lasciare un impatto nella società e la risposta è stata di cercare di riprodurre quanto ottenuto con scuola zoo con altre startup creando quanto più valore possibile per le nuove generazioni.
Si individuano delle community, quindi delle persone affini per età o per passioni, si mettono al centro, si costruiscono i contenuti attraverso Facebook o Instagram sui quali aggregare la community: una voita stabilito questo si possono vendere alla community dei prodotti fisici e/o delle esperienze.
Il modello vale per qualsiasi tipo di community (viaggi, cibo, design, etc..).
Come si può replicare questo modello?
Per evitare di fallire il modo migliore è procedere per gemmazione come le cellule umane: le nuove società si creano partendo da dei punti di tangenza …es:da viaggi per i maturandi …a viaggi per i giovani lavoratori….
In prima persona Paolo si è recato in Nuova Zelanda a studiare una realtà che organizza viaggi per ragazzi dai 25 ai 35 anni che fa 600 milioni $ di fatturato, ma che non esiste in Europa .
Il modello funziona: la Community sono i viaggiatori; il contenuto sono i viaggi; attraverso l ‘e-commerce si vendono prodotti per trekking, e i viaggi si vendono come esperienza.
Nasce we road la prima stagione nel 2017 con 200 persone, l’anno dopo con 2000, nel 2019 con 10000, e prima del Covid ne erano previste 25.000.
La fase “Road to grande azienda”

A fronte di una crescita molto grande del business, Paolo fa un passo di lato, diventa Presidente e si occupa di gemmare nuove startup con nuovi business: questa è un’attività nella quale si sente molto forte, molto più forte che gestire lo scale up.
Attualmente l’azienda fattura 38 milioni, è on board un nuovo equity partner e CEO esperto che sta aiutando l’azienda a superare i 50 milioni di euro che è la soglia per diventare una grande azienda.
Sui Navigli, a Romolo, è stato creato un piccolo angolo di Silicon Valley ristrutturando ad uffici 4.000 mq di capannone.
Viene data grande attenzione alla formazione con la creazione di Oneday Academy, una sorta di università interna (ben 7.000 ore l’anno sono investite in formazione).
In prospettiva il gruppo vuole essere un ecosistema, - B2C- (Business to Consumer) fatto di tante community (14-25; 25-35) coprendo da un lato gli interessi di quella specifica fascia, dall’altro lato avere una serie di servizi - B2B – (Business to Business) non solo per le società del gruppo, ma anche da vendere a clienti esterni: il centro di costo diventa dunque un centro di ricavo.
“Cambiare un po' la vita dei ragazzi ci rende orgogliosi di quello che facciamo: i business di OneDay hanno un comune denominatore: la community! Se c’è una cosa che sappiamo fare è creare love brand per le nuove generazioni”.