
Relatore: Francesco Spadaro socio del club
Lo sviluppo delle startup è un segnale incoraggiante per l’economia di un Paese per vari motivi.
È prodromico allo sviluppo di innovazione, alla crescita di capacità imprenditoriale ed all’applicazione pratica di ricerca di base.
In definitiva è un tassello fondamentale per una crescita economica virtuosa.
Per delineare il fenomeno delle startup in Italia è bene partire dall’ecosistema nel quale vivono e si sviluppano. Infatti esse sono solo una parte di un sistema complesso di attori che devono collaborare ed interagire per uno sviluppo efficace in un quadro di regole che facilitino relazioni e collaborazioni tra gli attori dell’ecosistema.
Si individuano i seguenti aspetti riferiti all’ecosistema delle startup:
-gli attori
-le dimensioni
-i settori economici maggiormente interessati
-la localizzazione
-gli impatti produttivi ed occupazionali
-le principali fonti di finanziamento
-alcune esperienze
Gli attori
Numerosi sono gli attori che agiscono nell’ecosistema in prima persona o a supporto di altri partecipanti.Le startup innovative sono state istituite dal DL 179/2012, introdotte per la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano. Da allora sono state oggetto di ripetuti interventi legislativi al fine di delineare un quadro fiscale e civilistico agevolativo per incentivare la costituzione e lo sviluppo di tali entità. Dal momento che per le startup innovative è previsto un arco temporale di esistenza limitato a cinque anni, un successivo intervento legislativo con il DL 3/2015 ha istituito una ulteriore nuova figura giuridica, la PMI innovativa. Con tale nuova figura il legislatore ha ampliato l’orizzonte temporale delle agevolazioni dalle startup alle imprese sviluppate.
Tassello importante dell’ecosistema è poi rappresentato dai finanziatori.
Si distinguono investitori istituzionali privati e pubblici che gestiscono capitale proprio o di terzi ed investono in startup attraverso un processo strutturato che coinvolge un team di valutazione: business angels, venture capital, family office.
Sono attivi inoltre investitori industriali che investono in startup strategiche per lo sviluppo dell’innovazione nel proprio settore di attività o in un settore complementare. Tale approccio all’innovazione è nominato ‘Open innovation’, proprio perché l’impresa cerca l’innovazione al di fuori della propria realtà industriale per cercare la discontinuità e la competenza che non riesce a trovare o sviluppare al suo interno.
Altri importanti attori dell’ecosistema sono:
- gli incubatori e gli acceleratori: enti progettati per accelerare lo sviluppo di startup attraverso risorse e servizi di sostegno allo sviluppo come spazi, formazione, collegamento con società mature, consulenza e finanziamenti;
-poli scientifici e tecnologici: luoghi che ospitano aziende, centri di ricerca, laboratori, attività di produzione high tech per creare un punto di aggregazione di imprese, startup, università, istituzioni scientifiche, e centri di R&S;
-spazi di co-working: spazi di lavoro comuni che favoriscono l’aggregazione tra startup, utilizzando logiche di condivisione delle risorse e proponendo servizi di sostegno alle sviluppo
-startup competitions: competizioni tra startup che premiano i progetti più innovativi con il finanziamento totale o parziale del progetto o con la fornitura di servizi professionali per il successivo sviluppo dell’iniziativa;
-associazioni on line ed altre risorse: associazioni ed iniziative on line con focus su networking, open innovation e supporto alle startup.
Le dimensioni
Il numero delle startup innovative costituite in Italia è riportato giornalmente nella sezione delle startup innovative del Registro delle Imprese, istituito con la legge istitutiva delle startup innovative del 2012. Alla fine di settembre 2020 risultano iscritte 12068 startup innovative, in crescita di 1200 unità rispetto a dicembre 2019, di 2300 unità rispetto a dicembre 2018 e di circa 4000 unità rispetto al dicembre 2017. È significativo che il numero delle startup innovative continui ad aumentare dal momento che tale status può essere mantenuto al massimo per un periodo di cinque anni e quindi ogni anno una quota di startup escono dal registro per diventare o PMI Innovative o società tradizionali.
I settori economici maggiormente interessati
La distribuzione delle startup per settore economico riflette le seguenti percentuali: Produzione software e consulenza informatica 36%, Attività manifatturiera ed energia 18%,
Ricerca scientifica e sviluppo 14%, Servizi di informazione 9%, Commercio 4%, Altri 19%. La classificazione segue i codici di attività formali del registro delle imprese che mal si adattano alle attività innovative intraprese dalle startup ed alle nuove tecnologie applicate. Dal punto di vista settoriale emergono ad esempio le Life sciences (biotecnologie, dispositivi medico scientifici, telemedicina, farmacologia), l’alimentare (agricoltura di precisione, tracciabilità dei componenti, trasformazione industriale, smart packaging, distribuzione), il fintech ed insuretech. Mentre dal punto di vista delle nuove tecnologie emergono ad esempio l’intelligenza artificiale ed il machine learning, l’internet of things, la cloud transformation, i big data ed analytics, la blockchain.
La localizzazione
La localizzazione delle startup riflette sia lo stato di industrializzazione locale sia la presenza di distretti di innovazione e poli universitari locali . Così la Lombardia concentra il 27% delle startup innovative, il Lazio l’11%, l’Emilia Romagna l’8%, il Veneto l’8% e la Campania l’8%. Pur con numeri in valore assoluto più contenuti, il Trentino-Alto Adige presenta la più elevata incidenza di nuove startup innovative rispetto al totale delle società neo costituite nel periodo. Le città dove si concentra il maggior numero di startup innovative sono Milano (19%), Roma (10%), Napoli (4%), Torino (3%), Bologna (3%).
Gli impatti produttivi ed occupazionali
Il totale del valore della produzione delle startup innovative è pari a 1168 milioni di euro nel 2019 rispetto a 912 milioni di euro consuntivati nel 2018. L’aumento del 28% è testimonianza della crescita non solo del numero delle startup, ma anche delle dimensioni medie delle startup. Tale aspetto risulta ancora più significativo se si considera che le startup possono mantenere il loro status per un periodo massimo di cinque anni e quindi dopo tale periodo di crescita e sviluppo devono uscire dalla sezione del registro delle imprese.
Oltre all’impatto produttivo è di tutto rilievo anche l’impatto occupazionale dato dal fenomeno delle startup. Il numero totale dei dipendenti in forza presso le startup innovative è cresciuto da 12 818 unità nel 2018 a 13 803 unità nel 2019. Si segnala inoltre la presenza nel 2019 di 50 816 soci (41 460 nel 2018) che sono sintomo di crescente impegno imprenditoriale nello sviluppo economico e nell’innovazione.
Per quanto riguarda poi alcuni aspetti di diversità tracciati dal Registro delle imprese si rileva che le startup innovative a prevalenza giovanile (maggioranza dei soci con età inferiore ai 35 anni) sono il 20%, le startup innovative a prevalenza femminile (maggioranza dei soci donne) sono il 14% e le startup innovative a prevalenza estera (maggioranza dei soci residenti all’estero) sono il 4%.
Le principali fonti di finanziamento
Fattore essenziale dell’ecosistema è la disponibilità di fonti di finanziamento adeguate.
Gli investimenti in startup in Italia nel 2019 sono ammontati a 694 milioni di euro contro i 593 milioni registrati nel 2018. Anche se l’aumento di circa il 17% può essere considerato interessante, esso perde di significato quando si compara il valore assoluto del flusso di investimenti registrato in altri Paesi europei nel 2019. UK guida con 11 miliardi di euro di investimenti seguito da Germania (5,8 miliardi di euro), Francia (4,7 miliardi di euro), Svizzera (1,7 miliardi di euro) e Spagna (1,3 miliardi di euro).
Tra gli investitori più attivi in Italia nel 2019 si segnalano gli investitori informali (business angels, family office, equity crowdfunding, imprese) con 248 milioni di euro, gli investitori formali (venture capital pubblici e privati, corporate venture capital) con 215 milioni di euro, investitori internazionali (venture capital, imprese) con 231 milioni di euro.
Alcune esperienze
Al termine di questa breve analisi dell’ecosistema delle startup in Italia sono da ricordare alcuni importanti round di finanziamento di startup registrati tra il 2018 ed il 2020.
-Prima Assicurazioni per 100 milioni di euro, finanziata da Goldman Sachs e Blackstone Group
-Talent Garden per 44 milioni di euro, finanziata da Tamburi Investment Partners (Startip), Club degli Investitori ed altri investitori
-Moneyfarm per 40 milioni di euro, finanziata da Poste Italiane ed altri investitori
Inoltre è interessante segnalare alcune prime interessanti exit:
-Tannico, ceduta a Campari
-Checkout Technologies, ceduta a Standard Cognition
-Wash Out, ceduta a Telepass
-Beintoo, ceduta a Publitalia
Considerando la natura delle exit sopra riportate, vale a dire l’acquisizione della startup da parte di un azienda matura, appare evidente come in Italia sia importante il fenomeno dell’open innovation. Le aziende mature cercano nelle startup un mezzo di ricerca ed innovazione che non riescono a trovare al loro interno.