Lo scenario macroeconomico italiano: PNRR, inflazione e rischi geopolitici

 

Relatore: Dott. Gregorio De Felice

 Chief Economist & Head of Research di Intesa Sanpaolo.

Sintesi a cura di Tiziana Orsini

L’illustre relatore, già socio del nostro Club, avverte che l’argomento della sua relazione inizialmente concordato è stato in qualche misura sovrastato dalla situazione bellica in atto e dagli impatti che potranno esserci sull’economia italiana, europea e mondiale.

 
Cercherà pertanto di analizzare come questa invasione, (chissà cosa penserebbe Tolstoj del nuovo titolo del suo celebre romanzo “Operazione speciale e Pace”) si va ad inserire su uno scenario già perturbato, in rallentamento rispetto al 2021.
Non è semplice valutare l’impatto della guerra dal momento che non si è in grado di individuarne la durata, l’impatto sui prezzi dell’energia e sulle risposte di politica economica che l’Europa potrà dare (chi avrebbe mai immaginato, prima della pandemia, che l’Europa avrebbe messo 750 miliardi sul Next Generation EU!).
Non si può però non considerare che Stati Uniti e Asia sono poco o per niente impattati dal conflitto in atto al contrario dell’Europa che manifesta due grandi debolezze nei confronti della Russia.
 
 
La Russia è una potenza energetica con immense riserve e ricchissima di materie prime (con l’Ucraina rappresenta il 30% del mercato del grano), ma ha di contro un Pil che è il 38% di quello tedesco, e una situazione interna con forti debolezze quali una grande diseguaglianza del reddito, una bassissima diversificazione produttiva (il manifatturiero pesa il 12% dell’economia russa) oltre alla necessità di importare tecnologia.
La principale debolezza europea è di avere totalmente trascurato la propria indipendenza sia energetica che alimentare oltre ad aver proceduto in ordine sparso e non senza ipocrisia nei rapporti con la Russia.
 
 
Un esempio per tutti: la Germania nel 2011 attiva un rapporto preferenziale con la Russia per l’approvvigionamento del gas facendo costruire con un costo di 12 mld di €, nonostante l’opposizione americana, un gasdotto lungo 1.200 Km - Nord Stream 2 - che partendo dalla costa baltica russa arriva alla Germania nord-orientale. Il gasdotto è stato completato a settembre 2021, ma a novembre le autorità tedesche hanno sospeso l’iter di approvazione in attesa del processo di revisione del gasdotto da parte dell'autorità di regolamentazione tedesca e il 27 Febbraio di quest’anno il cancelliere Scholz ne ha definitivamente bloccato l’attivazione.
L’Europa dal 1991 ad oggi ha ridotto del 60% la produzione interna di gas - da 139 a 56 miliardi di metri cubi – (Fonte Eurostat): su questa grande debolezza dell’Europa, unitamente all’abbandono dell’Afghanistan da parte americana, probabilmente Putin ha impostato e consolidato il suo disegno espansionistico.
 
      
 
Questa guerra, continua il relatore, rappresenta un forte spartiacque con il passato in quanto molto probabilmente verrà meno l’equilibrio geopolitico creatosi con il crollo del muro di Berlino.
Inoltre, quando la guerra finirà, i rapporti commerciali con la Russia non verranno facilmente ripristinati, le sanzioni saranno forse in parte attenuate, ma, dopo questa esperienza si valuterà in modo molto più selettivo a quali paesi concedere credito.
Questo non significa rinunciare alla globalizzazione ma potrebbero esserci cambiamenti nelle catene globali del valore.
Come si trasmette questa crisi all’economia?
Tre i principali elementi da considerare in ordine crescente di importanza: il primo è quello finanziario (maggiore percezione del rischio, volatilità delle Borse, processo di delisting  globale… ), il secondo elemento riguarda gli scambi commerciali  (la Russia rappresenta il 14° Paese al mondo e vale il 2% dell’interscambio mondiale), ma l’elemento di gran lunga  più importante è quello legato al prezzo dell’energia.
Questo però ha effetti disomogenei nei vari Paesi; si pensi agli attuali 100€ del gas per megawatt/ora che l’ Europa deve pagare contro i 15$ per megawatt/ora che pagano gli Stati Uniti!
E’ chiaro che lo svantaggio competitivo è importante così come l’incidenza dell’inflazione - ormai del 6-7% -sulla crescita con la conseguente erosione del potere d’acquisto e la relativa diminuzione dei consumi.
Inoltre un effetto indiretto è il possibile cambiamento dell’orientamento delle politiche mondiali con un rialzo dei tassi che potrebbe ulteriormente aggravare la deriva inflazionistica.
La politica monetaria della BCE è senz’altro più cauta di quella americana, ma comunque, entro la fine dell’anno, si prevede un rialzo dei tassi anche in Europa.
Assumendo che il prezzo del petrolio e del gas si attesti sui 100€ si prevede un impatto sulla crescita in Europa più bassa di un punto percentuale e, per quanto riguarda l’Italia, la stima, ad oggi, è di una crescita del Pil del 3% contro un 4.5% prima dell’invasione dell’Ucraina.
Si perdono 33 miliardi nella bilancia commerciale e di una cifra analoga cala il reddito disponibile delle famiglie a causa dei rincari delle bollette e del minore potere di acquisto dovuto all’inflazione.
Nonostante questo complicato scenario il relatore vuole concludere il suo intervento proponendo qualche elemento di positività che ci può derivare da questa tragedia: in primo luogo l’affrancamento dalla dipendenza energetica dalla Russia anche se in tempi non brevissimi.
Il 45% della spesa del gas è per usi civili, il 25% per l’industria e il rimanente 30% serve per alimentare le centrali termoelettriche; se l’Europa decidesse di affrontare il problema dell’energia come ha affrontato la pandemia ed emettesse dei bond dedicati, ciò porterebbe investimenti, occupazione e innovazione.
Allo stesso modo se si attuasse una visione comune europea per gli investimenti sulla Difesa si genererebbe comunque reddito e grandi innovazioni che poi ricadrebbero anche per usi civili.
Consideriamo che la sommatoria delle spese per la difesa sostenute da ciascun paese europeo è pari a 4 volte a quanto spende la Russia.
Un altro tema riguarda il patto di stabilità e crescita che è stato sospeso nei due anni di pandemia e che probabilmente verrà sospeso anche per il 2022, ma che sarà oggetto di una riforma.
L’auspicio è che questa tragedia diventi un’occasione per l’ Europa per una risposta unitaria e per ritrovare i principi di solidarietà verso un comune pericolo: la presentazione del piano europeo per l’indipendenza energetica dell’Europa previsto a Maggio potrebbe costituire una prima risposta unitaria.