Presentazione del libro di Maria Rita Gismondo con Claudio Minoliti
Stralci della relazione a cura di Tiziana Orsini
Il Presidente Daniele Oldani introduce la relatrice e nostra socia, citando le parole di Alfredo Ambrosetti uno dei fondatori dell’Associazione per il progresso del Paese: "la Prof.ssa Maria Rita Gismondo è una persona straordinaria, una persona cui tutto il nostro Paese è grato ed è purtroppo perché è straordinaria che in questo Paese deve scontare le conseguenze di essere straordinaria".
Maria Rita Gismondo si definisce “pecora nera” per la sua determinazione a perseguire le proprie convinzioni in ogni campo, ma soprattutto nell’ ambito della ricerca medico scientifica che l’ha vista combattere innumerevoli battaglie, molto spesso scomode, ma dalle quali è sempre uscita a testa alta non avendo, per sua stessa ammissione, “scheletri nell’armadio”.
Il libro è stato scritto con la collaborazione del giornalista Claudio Minoliti (tra le diverse cariche citiamo ex vice direttore del TG4) che ha certificato le fonti documentali a supporto delle tesi sostenute dalla Professoressa.
Il fine è di non sprecare la terribile esperienza vissuta e non dimenticare quanto successo sia per non ripetere gli stessi errori che per onorare la memoria dei tanti morti.
La relatrice ricorda come lei stessa, in prima persona, ha vissuto il Covid, le notti in laboratorio in Ospedale e il timore e l’enorme responsabilità di portare in famiglia il virus (la figlia le aveva proprio in quei giorni annunciato di essere in attesa di una bambina).
Il primo capitolo del libro si intitola “Censura” e riferisce del procedimento disciplinare a carico della Professoressa da parte dell’ OMCeO (Ordine provinciale Medici Chirurghi e Odontoiatri) “per aver gettato discredito sul vaccino anti-Covid 19 Moderna” ……avendo manifestato dei dubbi ….censura dunque per avere espresso dei dubbi!
I capitoli successivi affrontano il tema degli errori commessi: involontari o volontari è la domanda che ancora una volta la relatrice si pone con spirito critico.
Nel primo caso non si può che riscontrare una certa impreparazione della classe dirigente laddove se si trattasse di errori volontari si prefigurerebbe una situazione ben più grave.
Secondo Maria Rita Gismondo durante il periodo pandemico la scienza e la professione medica sono stati profondamente umiliati.
Esisteva infatti un pensiero unico al di fuori del quale non era concesso manifestare dubbi su scelte volute da un Comitato Tecnico Scientifico del quale non faceva parte nessun virologo e sul quale la rivista Nature, una delle più antiche e importanti riviste scientifiche esistenti, ha dato un parere non proprio lusinghiero in buona compagnia con l'omologo CTS del Regno Unito.
Per quanto attiene la scarsa considerazione della professione medica il riferimento è alla terapia consigliata di Tachipirina e vigile attesa rivelatasi purtroppo molto spesso inefficace e alla quale non sono state proposte alternative anti infiammatorie che alcuni medici e la stessa relatrice sperimentavano con riscontri positivi.
Un altro fattore molto negativo ha riguardato l’impossibilità di effettuare le autopsie e quindi di indagare come il virus aveva agito causando ulteriori ritardi nella comprensione di come combatterlo: anche se non formalmente vietate, le autopsie necessitavano di una richiesta all’autorità giudiziaria che arrivava sempre troppo tardi in quanto i corpi venivano immediatamente cremati.
A questo si sono aggiunti moltissimi sprechi economici dai respiratori rimasti inutilizzati perché acquistati con attacchi sbagliati, alle mascherine prima regalate alla Cina e solo due mesi dopo riacquistate dalla Cina stessa, ai monoclonali che offerti gratuitamente vengono rifiutati e poi venduti, banchi a rotelle, all’App Immuni... l’elenco potrebbe purtroppo allungarsi di molto.
Anche il Green Pass, prosegue la Professoressa Gismondo, ha mostrato i suoi limiti nel momento in cui le persone si sentivano libere di non utilizzare precauzioni mentre l’infezione era ancora in corso.
Inoltre le indicazioni relative al suo utilizzo hanno mostrato come il virus non sia stato valutato in maniera omogenea.
Ad esempio, "mentre “la carta verde” è stata obbligatoria sui treni a lunga percorrenza, navi, aerei, autobus, nello stesso tempo non veniva richiesta sui convogli regionali, né su tram e metropolitane!".
Ma l’effetto più devastante e che ancora persiste è legato alle conseguenze sulla psicologia e sull’apprendimento di bambini e adolescenti costretti per mesi chiusi in casa: tutti ne hanno in modi diversi risentito, ma in particolare gli effetti più negativi si sono avuti nelle classi meno abbienti.
“Dati del nostro Paese hanno evidenziato un incremento dell’84% di accessi ai pronto soccorso pediatrici per disturbi neuro psichiatrici verso la fine del primo anno di pandemia”.
Un altro aspetto che viene ampiamente approfondito nel libro riguarda gli effetti collaterali del vaccino ancora oggi oggetto di studio.
Occorre, sostiene ancora la Prof.ssa Gismondo, l’instaurazione di una commissione scientifica composta da studiosi di parere diverso, nel rispetto del dubbio e dell’apertura alla discussione che la scienza ci impone. Da questa non dobbiamo aspettarci la verità assoluta, antitesi della stessa scienza, ma dati solidi e trasparenti che possano evidenziare quegli errori che auspicheremmo non ripetere e rendere visibili i numerosi “invisibili”.
Infine, conclude la relatrice, il vaccino era certamente necessario, ma pur essendo in corso di sperimentazione diversi vaccini a noi sono stati imposti esclusivamente i tre ben noti Astra Zeneca, Pfizer e Moderna (nel caso di Astra Zeneca è stato rilevato un nesso causale con alcuni casi di trombosi) e gli accertamenti sono ancora in corso.
Molto altro è contenuto nel libro per non dimenticare: la priorità è, innanzitutto, dare finalmente risposte alla popolazione, alla scienza e a chi ha pagato il conto più salato, parenti di vittime e coloro che hanno subito effetti collaterali da vaccini (i cosiddetti invisibili).