Siamo circondati da un mare di dati, come evitare di esserne sommersi trasformandoli in una risorsa?

Relatore: Prof. Giovanni Azzone
Ordinario di Impresa e Decisioni Strategiche al Politecnico di Milano, di cui è stato Rettore nel periodo 2010-2016; Presidente di Arexpo/Mind fino all’aprile 2022 e attualmente Presidente di IFOM.
La sintesi è a cura di Tiziana Orsini
 
 
 
 
I dati – osserva il Professore in apertura della relazione - stanno già cambiando la nostra vita, ma potrebbero cambiarla in modo ancora più significativo con effetti sia positivi, ma anche negativi se non saremo in grado di governarli piuttosto che esserne governati.
Proviamo a considerare come i bisogni essenziali di un individuo quali la buona salute, la possibilità di spostarsi e la sicurezza di un tetto stanno cambiando in modo significativo proprio per la disponibilità dei dati che in modo più o meno intelligente condizionano le nostre scelte.
 
Il primo esempio riguarda l’oncologia molecolare.
 
 
 
Attualmente la cura dei tumori procede applicando dei protocolli standard indipendentemente dalle caratteristiche del paziente e dalla conseguente diversa reazione verso le terapie con le relative ripercussioni sia sul paziente che sul sistema sanitario.
Oggi, sebbene ancora in via sperimentale, è disponibile la cosiddetta “biopsia liquida” che consente di ottenere maggiori informazioni sul tumore da cui una persona è affetta a partire da un semplice prelievo di sangue. Sostanzialmente è una identificazione delle cellule tumorali che circolano nel flusso sanguigno o del DNA che esse rilasciano.
Ciò è reso possibile proprio attraverso la disponibilità dei dati risultato di migliaia di test.
 
 
Ancora, recenti studi riguardano l’ecosistema tumorale, ossia l’osservazione di come le diverse cellule interagiscono l’una con l’altra: ciò apre di conseguenza un ampio spazio alla medicina di precisione, consentendo una terapia mirata sulla singola persona.
Soprattutto in sanità la gestione dei dati è un tema molto sensibile per preservare la privacy: diventa fondamentale la decisione di quali dati possono essere messi a disposizione e di chi può disporre di una mole così grande di dati provenienti dai diversi ospedali.
Si sta pensando di costituire dei centri a livello nazionale che possano collezionare questi dati, anonimizzarli in modo che il loro utilizzo possa costruire una nuova frontiera per le cure.
 
Il secondo esempio riguarda la mobilità che rappresenta una delle sfide più importanti poiché essa è ancora ferma al modello novecentesco della macchina privata inquinante.
 
 
L’auto senza conducente dal punto di vista tecnologico è già disponibile come sono disponibili i dati di alcune sperimentazioni. Il MIT ha valutato, a seguito di una sperimentazione durata 6 anni, che questa soluzione potrebbe abbattere dell’80% l’occupazione dei posti auto a Singapore.
Infatti la maggior parte delle persone non ha bisogno che la loro auto sia parcheggiata fuori casa o in ufficio per tutto il giorno. Un’auto a guida autonoma potrebbe essere utilizzata a tempo pieno dando passaggi a chiunque altro in città. Questo permetterebbe, quindi, nuove politiche per definire le aree pubbliche, liberate finalmente dalle file interminabili di auto parcheggiate.
L’obiettivo comune che si vuole altresì perseguire è una riduzione del numero di incidenti provocati da distrazioni, da errori alla guida o da malori, fino a spingersi all’ipotesi di un azzeramento delle vittime sulle strade.
Di pari passo dovranno evolvere le realtà urbane che assumeranno sempre di più i tratti di città intelligenti, con infrastrutture ed edifici capaci di interagire con i veicoli circolanti, mediante sensori e attraverso lo scambio ininterrotto di dati.
Di contro le implicazioni giuridiche connesse all’impiego di sistemi intelligenti, non hanno trovato ancora adeguata risposta, specie nel settore della responsabilità civile in caso di eventi dannosi cagionati a terzi da applicazioni algoritmiche.
 
Il terzo e ultimo esempio portato dal Professore riguarda la casa.
 
 
Dallo smart building di qualche anno fa, oggi si parla di cognitive building cioè di edifici che cambiano la loro morfologia sulla base di ciò che hanno appreso.
Sistemi che comprendono il livello di occupazione degli spazi, che considerano le preferenze degli utenti, che analizzano aspetti di contesto, dalle condizioni atmosferiche alle attività che si svolgono nelle singole stanze.
Se da un lato ci si prospetta uno scenario sempre più evoluto, dall’altro lato risulta chiaro come senza un controllo e un indirizzamento sull’utilizzo delle tecnologie i rischi a livello occupazionale e sociale possono essere molto seri accentuando il divario fra le classi sociali.
Ormai la tecnologia è intrecciata pesantemente con le politiche necessarie al governo di una nazione o di una comunità: i software (AI, Big Data e così via) stanno modificando e incanalando comportamenti che richiedono leggi adeguate a contenerli.
C’è molta necessità di formazione per far comprendere a quante più persone cosa la tecnologia può fare e occorre studiare nuove forme di comunicazione che aiutino a superare una visione ancora troppo elitaria.
Sperimentare l’innovazione, ecco un esempio concreto di una nuova forma divulgativa delle possibilità della tecnologia.
Il Professore - per sei anni alla presidenza di Arexpo - individua proprio in Arexpo un luogo aperto in cui le persone possono vedere e toccare con mano come è un edificio intelligente, come si comporta un’auto senza conducente, come si muovono i droni…..
Anche la letteratura divulgativa, ad esempio la scrittura di un giallo può aiutare a comprendere come potrebbe essere Milano nel 2030.
 
 
Il giallo in questione, scritto proprio dal Professore, si intitola 'Omicidio al Milano Innovation District'; si parte da un assassinio eccellente di un super architetto che ha ridisegnato l'orizzonte della metropoli vincendo un premio Pritzker. Ma l'indagine e la caccia al colpevole, che diventa un intrigo geopolitico, è anche un'occasione per immaginare il futuro: un 2030 in cui del Covid si parlerà come di un ricordo e lì, a Mind, ormai diventato definitivamente un distretto della scienza e della tecnologia "abitato" ogni giorno da 70 mila persone, si vivrà in edifici cognitivi, ci si sposterà con auto senza conducente, saranno i droni a fare le consegne, i robot ti porteranno uno snack alla scrivania e la medicina sarà di precisione.