Parte prima
La riqualificazione della città dall' inizio del 900 ai giorni nostri.
Nel rendering la nuova Milano, quella più internazionale, con le tre torri e il substrato storico di tetti sui quali si fonda a nostra città.
Il quarto edificio rappresenta -City wave – l’onda urbana che segnerà lo skyline dell’area di City Life.
Il Tour virtuale è a opera di MAART , Arch. Monica Torri, la sintesi a cura di Tiziana Orsini
Nella La città che sale di Boccioni del 1910 si possono individuare le premesse di quello che è avvenuto negli ultimi 20-30 anni di rapida ricostruzione della città: una Milano che corre nell'immagine dei cavalli in
avanti, simbolo di un “correre” della città non solo fisico.
Nella mappa coeva di Cesare Beruto, autore fra l’altro del primo piano regolatore, si vede l’espansione della città per anelli concentrici.
Oltre alle stazioni iniziano a sorgere alcuni servizi: il Cimitero monumentale, il Parco del Castello, il futuro Mercato ortofrutticolo, il Quadrilatero della Fiera e i canali d’acqua.
Il dopoguerra costituisce una tappa imprescindibile nello sviluppo della città e il film del 1951 di De Sica – Miracolo a Milano - sta quasi ad indicare una Milano del sogno verso la quale tutti tendono per un riscatto sociale.
Negli anni 60 viene modificato lo sviluppo per anelli concentrici e i primi quartieri esterni vengono collegati dalle linee della metropolitana che consentono di connettere anche zone collocate fuori dalla città.
I primi anni 70 costituiscono un'altra tappa imprescindibile: ci troviamo infatti nel momento della crisi energetica con la conseguente prima presa di coscienza della finitezza delle risorse energetiche e non solo.
Emblematica l'immagine dei cavalli in Corso Buenos Aires.
Le dismissioni delle fabbriche
L’immagine del 1925 ci aiuta a capire dove sono collocati gli stabilimenti in corrispondenza dei tracciati ferroviari.
Nella mappa, che segue, più recente, ci si accorge che proprio questi sono i luoghi di riqualificazione degli ultimi 30 anni: sono circa 6 milioni di mq dismessi presupposto indispensabile per arrivare alla Milano di oggi.
La Bicocca
Il primo progetto che ne segna la trasformazione è la Bicocca nella seconda metà degli anni 80 a cura di Vittorio Gregotti che trasforma una superficie di 750.000 mq, tutta di proprietà di Pirelli, nel primo e anche più grande progetto di trasformazione di un’area industriale.
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La memoria del vecchio stabilimento è rimasta solo nel tracciato viario che Gregotti ha voluto mantenere costruendo un insediamento di edifici di varie funzionalità per viali che si intersecano ad angolo retto.
Il merito principale di Bicocca, per certi versi molto riuscita per altri meno, è l’aver proposto un mix di funzioni differenti che ripropone una piccola città a differenza del quartiere di Assago, realizzato qualche tempo prima, destinato esclusivamente a terziario.
Nel 2003 viene realizzato headquarter con all’interno la vecchia torre di raffreddamento che diventa una scultura alla memoria.
Il Portello
Qualcosa di simile avviene anche nell'area del Portello, sede storica dell' ’Alfa Romeo.
La fabbrica è talmente identitaria come immagine di Milano da essere riproposta anche nel film " Rocco e i suoi fratelli" del 1960 di Luchino Visconti.
La superficie completamente rivisitata di circa 390.000 mq una parte della quale, circa 80.000 mq, viene destinata a parco.
Ex Officine Meccaniche - OM
Più avanti nel tempo, nel 1998, viene riqualificata con criteri analoghi l'area dell’ex OM; si è ormai acquisita piena consapevolezza che le fabbriche, lungi dall'essere fonte di degrado e imbarazzo, possono costituire delle vere e proprie risorse per il rinnovamento della città e la creazione di nuovi servizi.
Nel parco dove c’erano le officine meccaniche è stato mantenuto, a memoria storica, il carro ponte e il parco si chiama appunto “Parco delle memorie industriali”.
La Bovisa
L'area della Bovisa con un passato industriale nel chimico farmaceutico, area piena zeppa di ciminiere, è stata in parte trasformata dal Politecnico che ne ha fatto il proprio secondo insediamento.
L’immagine della Bovisa, è ben rappresentata nel libro del 1961, “Il Fabbricone” di Giovanni Testori: “Se ne stava ferma di fianco alla siepe. Gli occhi fissi sull’acqua della cava, dove i fuochi e le ombre di quel tramonto si rovesciavano come se sprofondassero nell’inferno. Anche la sabbia e la ghiaia parevano accendersi di luce rossastra, prima di lasciarsi vincere dall’ombra. Appena di là dalle fabbriche, dai camini e dai gasometri della Bovisa, i treni della Nord passavano e ripassavano indifferenti e veloci”.
Uno dei gasometri immortalati da Sironi.
Da molti anni si discute sulla destinazione del gigantesco parco - il parco La Goccia- una superficie poco inferiore a quella del parco Sempione il cui nome si deve alla forma ovale delineata dalle due linee ferroviarie che lo circondano e lo nascondono.
Oggi si spinge da una parte per il prolungamento di una cittadella della scienza, dall’altro lato, un comitato di cittadini sta facendo pressione sulle istituzioni per preservare questo bosco non solo perché rappresenta un polmone verde del quale beneficerebbe l’intera città, ma perché questo bosco, per tanti anni abbandonato, è diventato un esempio eccezionale di una natura urbana e nello stesso tempo selvaggia. Vi circolano le volpi e vi si trovano specie arboree particolari.
Porta Genova
Un altro caso importante è quello di porta Genova dove, in assenza di un progetto generale, a seguito di iniziative private anche con il contributo di architetti stranieri, si è dato l’avvio ad una serie di idee di riqualificazione cercando però di mantenere la memoria delle tante fabbriche presenti in quest’area di cui una tangibile testimonianza è data dal " Fuori Salone".
Il Mudec ricavato nell’area ex Ansaldo e il quartier generale di Armani (adiacente ex Nestlè ) con il Silos, il suo museo e il teatro firmato da Tadao Ando nel 2001.
Milanofiori
Un caso a sé, non di derivazione da fabbriche, quanto piuttosto in un tentativo di coesione tra città e campagna è costituito da Milanofiori, un progetto del 2007-2011, tuttora in evoluzione, con la costruzione di nuovi edifici progettati dell’architetto olandese Erik Van Egeraart e di nuove residenze dello studio OBR che hanno ottenuto nel 2011 un premio internazionale per la loro qualità e l'impatto positivo sull'ambiente.
L’edificio più conosciuto di Milano Fiori, oggi in via di risistemazione, è però il grattacielo di Cino Zucchi: con una forma estremamente scenografica è un edificio “ di design” che ha una sua autonomia un po' distante da quella narrazione polifunzionale delle trasformazioni viste in precedenza (immagine delle lamelle di lamiera forata di colori di gradazioni differenti da cui la definizione di “Edificio peloso").
La Bocconi
Anche l’Università Bocconi ha avviato un grande piano di trasformazione.
Dal 1942 si espande poi con il Campus, la Biblioteca, il Pensionato, la Chiesa di Reggiori , ma anche con il Velodromo appunto edificio di forma ovoidale progettato da Gradella nel 2.000.
Viene anche creata la Bocconi art Gallery – BAG - che oggi si trova nel giardino del Velodromo con il titolo di “Cerchio imperfetto” e, sempre della BAG, fa parte l’opera ironica “La cancellazione del debito pubblico” di Isgrò .
Alle architette irlandesi Yvonne Farrell, e Shelley McNamara si deve il progetto della nuova Scuola di Economia: il nuovo ateneo è un edificio dalle forme molto ardite che si presenta come una sorta di involucro molto più scenografico all’interno che all’esterno in questo rispecchiando “l’indole dei milanesi”.
Recentissima è l’inaugurazione del Centro sportivo che costituisce l’ultimo tassello di questo Campus, firmato da architetti giapponesi, che Bocconi realizza sull’area della ex Centrale del Latte
Recentissima è l’inaugurazione del Centro sportivo che costituisce l’ultimo tassello di questo Campus, firmato da architetti giapponesi, che Bocconi realizza sull’area della ex Centrale del Latte.
Con la Bocconi si conclude la carrellata storica sulla trasformazione di Milano. Nella seconda parte del tour i progetti degli anni 2000.